I volti di AIRC
Ogni anno in Italia circa 2.300 bambini e adolescenti ricevono una diagnosi di tumore ma grazie ai progressi della ricerca e all’impegno dei ricercatori possono affrontare questa sfida con fiducia.

Francesco Marampon
Ricercatore pediatrico Francesco Marampon, medico e ricercatore dell’Università “La Sapienza” di Roma, si occupa di alcuni tumori infantili che non rispondono ai farmaci e alla radioterapia. Grazie al sostegno di AIRC, Marampon sta conducendo una ricerca su potenziali farmaci in grado di agire selettivamente sulle cellule tumorali e di renderle più vulnerabili alle radiazioni. Lo scopo è ottenere un miglioramento del controllo del tumore con dosi inferiori di raggi, e quindi minore rischio di tossicità. “La radiobiologia è una disciplina ancora di nicchia ma promettente”, spiega Marampon. “Una delle scommesse è riuscire a modulare le radioni in modo da attivare anche la risposta del sistema immunitario contro i tumori cosiddetti ‘freddi’, cioè i tumori contro i quali normalmente le nostre difese non reagiscono. La ricerca è per ora in fase preliminare, ma se l’approccio si dimostrerà efficace la tecnica potrà portare grandi benefici per i pazienti”.
Katia Scotlandi
Ricercatore pediatrico Katia Scotlandi dirige il laboratorio di oncologia sperimentale dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, dove guida un progetto quinquennale sostenuto da Fondazione AIRC per lo studio del processo metastatico nei sarcomi delle ossa. La ricerca si focalizza sullo studio delle caratteristiche che portano le cellule di sarcoma di Ewing a sopravvivere e a crescere in organi distanti. “Nei tumori solidi dei bambini, di cui mi occupo, c’è senza dubbio un’importante componente genetica che richiede molta ricerca mirata. Occorre conoscere meglio il rapporto tra cellule tumorali e microambiente, non solo le mutazioni che causano o tengono in vita il cancro. Ogni tumore ha il suo tallone di Achille, ma i tumori pediatrici sono rari ed eterogenei, cioè composti da cellule diverse tra loro, ciascuna delle quali può avere mutazioni e quindi sensibilità differente ai farmaci ”.


Giovanna Manca
Survivor pediatrica
È trascorso un decennio da quando Giovanna, in prima elementare, ha ricevuto la diagnosi di leucemia linfoblastica acuta.
La mamma, Katia, ricorda il percorso lungo e tortuoso che ha portato Giovanna alla guarigione, fino al trapianto di midollo donato dalla sorellina minore Sofia: “La paura era tanta, eravamo terrorizzati, ma vedevamo Giovanna migliorare giorno dopo giorno e questo ci faceva buttare il cuore oltre l'ostacolo”.
Ora il peggio è passato: i controlli periodici sono un successo e la rabbia da bimba alle prese con qualcosa di troppo grande è svanita. Giovanna ora frequenta il liceo classico a Nuoro e si è ripresa l'infanzia rubata buttandosi a capofitto nelle sue passioni: fa parte di un coro, adora fare equitazione e sogna un futuro da veterinaria. “A volte sminuisco la mia esperienza, quasi per difendermi, ma comunque ne parlo sempre volentieri per dire a tutti di fidarsi della scienza e di sostenere la ricerca perché se sono viva e di nuovo in sella lo devo allo studio e al lavoro di medici fantastici”.
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